Abbraccio alla vita di Vincenzo Patierno (Schena)

Recensione di Gian Luca Guillaume

A volte capita di leggere libri vecchi di qualche anno, in questo caso del 2014, e riconoscere che poco nulla è cambiato.

Questo libretto di Vincenzo Patierno, intitolato Abbraccio alla vita, edito dalla Schena Editore, piccola realtà editoriale calabrese, ne è la dimostrazione.  

Il libro tratta tematiche universali e attualissime: dall’immigrazione (Zattere alla deriva di umana disperazione, / in un mar che è tomba per molti / che fuggono da maledette terre / impregnate di sangue dei propri figli.) alle ingiustizie (un tempo rinchiusi e umiliati, / colpevoli solo di irrazionale esistenza), dalla rimembranza dei propri affetti (Sulla loggia di quell’antico palazzo / dove vissuta fu la vostra vita, / cresceste i vostri figli / e accoglieste con amore i vostri nipoti.) alla denuncia sociale (Scellerate mani furono a violare / le tue profonde viscere/innestando in esse maligni semi).

Anche la tradizione, per esempio il presepe, così poeticamente descritto nel componimento omonimo (Scende l’acqua nella piccola cascata / dove in piccole case / vivono i pastorelli. / Scende l’acqua nella piccola cascata / in una grotta, lì vicino, / nascerà Gesù Bambino.), emerge dalle pagine come testimonianza d’amore e di memoria.

Per quanto riguarda lo stile domina il verso libero: libero da schemi fissi (strofe libere), dal giogo delle rime (versi sciolti) e dai metri della tradizione poetica italiana; è un verso puramente novecentesco.

Il lessico oscilla fra l’aulico e il prosastico, con punte colorite di dialetto partenopeo qua e là, quel tanto che basta per solfeggiare altre note con allegria e divertimento.   

Il poeta osserva e scruta il quotidiano con profonda fede e lucida severità, cattura la veridicità del dramma collettivo trasmettendola al lettore con naturalezza e semplicità, una semplicità che sa come cullare il lettore e non di rado riesce anche a regalargli un sorriso spontaneo, un sorriso sincero e non una contrazione involontaria del volto.

Il poeta non indossa armature per proteggersi, ma ci mostra la sua faccia più genuina e vulnerabile, così, pur consapevole che verrà ferito, proietta i versi attraverso gli occhi innocenti di un bambino gonfio di fiducia e domande, questo ha il potere di saturare tutti i pensieri più oscuri e polarizzare l’attenzione verso tramonti più rosei.

L’amore e l’empatia per i meno fortunati sembrano beni inesauribili nel bagaglio di Patierno, ma solo chi ormai non è troppo compromesso dalla malvagità dell’umanità, potrà non additarlo come puerile.

Per tutti gli altri c’è ancora speranza.

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