Arte e Psicologia, dal vuoto alla creazione dell’opera di Stefano De Camillis (Edup)

di Eleonora Allegrini

“Cosa c’è dietro le grandi creazioni artistiche che si realizzano in ogni periodo storico, quelle in grado di produrre svolte culturali e di offrire ai contemporanei nuove e spiazzanti visioni?

Da dove parte e come si muove il processo mentale che conduce l’artista a inventare un nuovo modo di rappresentare, mostrando qualcosa che prima era inimmaginabile? Quale percorso porta a questi risultati che, prima di tutto, sono mutamenti formali e poi anche contenutistici? In che modo artisti come Giotto, Caravaggio, Mirò o Picasso arrivano a concepire il loro rivoluzionario modo di fare pittura, capace di segnare una profonda rottura non solo con la tradizione ma con il presente stesso dell’arte del loro tempo?”

È con questa serie di domande che Stefano de Camillis ci introduce al suo saggio Arte e Psicologia, conducendo il lettore in un affascinante viaggio nella storia dell’arte, analizzandone opere, stili e autori da una prospettiva prevalentemente psicologica, accostata sempre a un’analisi storica e stilistica, così da fornire un contesto utile per comprendere meglio cosa si intende con “psicologia dell’arte”.

Il saggio di De Camillis si pone l’obiettivo di comprendere i motivi che spingono determinati artisti a cercare delle forme espressive completamente nuove rispetto alla tradizione del loro tempo e per farlo, l’autore si avvale dell’aiuto di artisti capaci di dare inizio a uno stile innovativo e talvolta rivoluzionario che segnerà un punto di svolta nella produzione artistica presente e futura. Nello specifico, la psicologia dell’arte intende approfondire il fenomeno artistico esaminando quei processi mentali che coinvolgono l’interezza dell’opera, dalla sua creazione alla sua fruizione.

Infatti, il saggio non solo ci spiega quali processi psicologici sono alla base della produzione artistica, come la visione e lo sguardo dell’artista, ma ci aiuta anche a capire quali elementi mentali vengono innescati quando ci troviamo di fronte a un’opera d’arte come spettatori.

In tal senso, rammento quando mi sono trovata davanti a opere che hanno suscitato in me emozioni forti e reazioni particolari. Ricordo ad esempio quando, per la prima volta, mi trovai ad ammirare dal vivo Guernica di Picasso al Museo Reina Sofia di Madrid: avevo visto l’immagine del dipinto sui libri centinaia di volte, ma le sensazioni che si svilupparono dentro di me al suo cospetto furono così potenti da farmi restare immobile a guardarlo per non so quanto tempo; ne conoscevo il significato e il contesto storico e sociale, ma rimasi ipnotizzata dalla potenza espressiva delle forme, delle luci, dalla violenza e dall’orrore che trasmetteva.

Altre opere e altri artisti hanno suscitato in me emozioni simili, penso appunto a Caravaggio, Dalì, Schiele, Van Gogh, giusto per citarne alcuni e a volte, nel guardare un’opera d’arte, ci chiediamo da fruitori come l’artista sia giunto a quel risultato, cosa lo abbia spinto a creare quelle forme, a combinare quei colori per trasmettere agli altri la propria realtà interiore e/o la sua visione di quel particolare soggetto. Ecco questo saggio aiuta a trovare le risposte a questi quesiti e lo fa con un excursus interessante non solo nella storia dell’arte, ma anche nella storia della psicologia come disciplina. De Camillis, infatti, riesce con maestria a combinare l’analisi artistica menzionando diverse teorie psicologiche e avvalendosi del contributo di Arnheim e della Gestalt, per poi accompagnarci nella comprensione della visione freudiana e junghiana dell’arte.

Ho trovato questo saggio molto interessante, oltre che ben scritto e scorrevole, e benché io sia un’amante dell’arte, non essendo un’esperta ho apprezzato il modo chiaro dell’autore di spiegare gli aspetti psicologici che muovono la produzione artistica; in particolare, i numerosi esempi e riferimenti a vari artisti, con tanto di immagini dei dipinti presi in esame, risulta utile per una comprensione immediata dei concetti espressi e permette al lettore di guardare tale opera magari con una chiave di lettura diversa.

Interessante è anche la scelta dei principali autori presi in esame:
Picasso, Giotto, Caravaggio e Mirò. Si tratta di artisti vissuti in epoche storiche lontane tra loro e profondamente diverse, ma in ogni caso siamo di fronte ad artisti “originali” appunto, che hanno saputo rivoluzionare i canoni artistici del loro tempo, segnando una spaccatura profonda con la tradizione dell’epoca. È ad essi che De Camillis si affida per rispondere a una delle domanda portanti di quest’opera saggistica: “perché e in che modo un artista arriva a dipingere con quel suo particolare stile identificativo?”

La lettura di questo saggio per me si è rivelata molto piacevole, sicuramente il tema trattato è di mio interesse e questo è un punto a favore, ma l’autore, pur scrivendo in modo autorevole e da esperto del campo, riesce a coinvolgere il lettore con uno stile nitido e scorrevole, fornendo esempi coinvolgenti e spiegazioni chiare, il tutto muovendosi tra epoche storiche, correnti artistiche e teorie psicologiche con agilità e maestria.

Consiglio la lettura di questo saggio non solo agli appassionati e agli studiosi dell’arte, ma anche a quei lettori curiosi di conoscere i meccanismi mentali che sono all’origine dell’atto creativo e dell’opera che ne risulta, o a chiunque sia interessato ad ampliare le proprie conoscenze ed estendere i propri orizzonti.

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