di Salvatore Amato
E così ci rilanciamo nella saga dell’Abisso, con il continuo di quel romanzo onirico che ci aveva entusiasmato tanto.
La visuale è completa anche se proiettata dai rami di un salice, il valoroso spirito della donna guerriera riecheggia sacripante e non accetta quella guerra furiosa tra due fazioni con lo stesso sangue: i suoi figli.
La penna della Tagliati è molto brava a scavalcare il sogno e immortalarlo su carta. Il conflitto è spesso interno e il nemico più temibile è il nostro stesso riflesso; un nemico che più combattiamo e più sentiamo di averne bisogno.
La natura ci aiuta a ritrovare noi stessi, la volontà, l’ispirazione e l’amore sono più forti di ogni incantesimo o malia e riescono a sconfiggere i limiti della materia, del tempo e dello spazio.
Il sottotesto è un sottobosco pregno di vita e ricerca, la riflessione sull’umanità, sull’andamento e la direzione vengono spontanee, il personale di servizio ha finito il turno e torna a casa; dobbiamo cavarcela da soli e ci riusciremo con un moto naturale e inaspettato.
La lettura va spedita, viola ogni limite di velocità consentito, gli autovelox rilevano tutto, ma ci lasciano correre senza multarci, non ci si può fare niente, quando un libro scorre così velocemente, bisogna lasciare i centri abitati e spostarsi in pista.
La profezia si incarna in Bethel, capoclan celta, nasce Jarlath un semidio, la vita è vista attraverso le foglie di un salice con un rapporto esoterico, mistico e intimo che riesce a trasportare il lettore in un luogo sconosciuto che al contempo ha sempre fatto parte di noi. L’autrice ci guida tra i Celti, si assicura che nessuno si perda, scorre il sangue e imbratta i sogni, i valorosi hanno scheletri negli armadi come qualsiasi altra persona.
Elisabetta Tagliati si riconferma una delle autrici fantasy contemporanee italiane più brave in circolazione, dosa a menadito, rivela quel tanto che basta per intrappolare l’attenzione del lettore e poi torna a tessere la nassa che lo catturerà fino all’ultima pagina. Il lettore non ha scampo e non vuole avere scampo, deve e vuole leggere tutto d’un fiato, e l’indomani si recherà al lavoro un po’ stracco, ma ne sarà valsa la pena.