L’uomo del dubbio e l’uomo delle certezze di Roberto Albano d’Alexàndria (Indipendente)

di Salvatore Amato

In questo saggio filosofico, l’autore pone una contrapposizione netta e ben strutturata tra “L’uomo del dubbio” e “L’uomo delle certezze”.

Alla scelta del tema D’Alexàndria ci arriva tramite il proprio percorso di crescita personale che, negli anni, l’hanno trasformato da Uomo delle certezze a Uomo del dubbio.

La differenza tra le due figure del saggio la si può carpire facilmente da soli. L’uomo delle certezze è colui che non si pone domande e si accontenta delle proprie verità, edificandole come assolute e insindacabili, nel suo mondo esiste solo bianco e nero, le sfumature non sono ammesse. L’uomo del dubbio vive nelle sfumature, si pone domande, non ha paura di virare sulle proprie idee e cambiare opinione, aziona il raziocino e cerca risposte tramite il ragionamento, che poi è la base della filosofia. L’uomo delle certezze in caso d’epidemia diventa virologo, in caso di competizioni calcistiche diventa allenatore, in caso di guerre tira fuori le sue nozioni di geopolitica e strategia bellica, nozioni mai apprese prima, ma costudite nell’archetipo delle sue facoltà cognitive, o almeno così crede lui. L’uomo del dubbio cerca di comprendere tramite lo studio, l’analisi, il pensiero e la logica. Io, recensore, sono di parte, perché leggendo il saggio e ragionando, mi sono ritrovato nello schieramento dell’Uomo del dubbio.

Partendo da una delle frasi che costituiscono le fondamenta della filosofia: “Io so di non sapere”. Frase usata da Socrate che lo portò al processo e alla morte, arrivata a noi grazie a Platone, possiamo decifrare la certezza del dubbio. Socrate è certo di non sapere, questo farebbe di lui un Uomo delle certezze, ma non sapendo è, per definizione, Uomo del dubbio. Perciò, la filosofia e la capacità di comprendere tramite il ragionamento sono capacità attribuibili solo a un Uomo del dubbio, ci mancherebbe altro, l’Uomo delle certezze sa già tutto, o, sarebbe più sensato dire, si illude di sapere tutto.

L’autore affronta differenti tematiche, analizzandole attraverso le focali delle due suddette categorie. Ogni capitolo riesce a smuovere e oliare il macchinario intellettivo e portare il lettore a un ragionamento sano e doveroso. Chi scrive non traccia percorsi che porteranno a conclusioni da lui già premeditate, ma lascia che a tirare le proprie individuali conclusioni sia chi legge, anche questa è una peculiarità importante di un buon saggio filosofico. Nella conclusione vira sulla possibile variabile che ci aspetta nel futuro, ovvero un aumento di uomini delle certezze. La conclusione potrebbe essere più che azzeccata e non perché io e l’autore possediamo capacità di chiaroveggenza, ma perché profetizzare può essere facile: basta osservare il presente e coniugare le conseguenze al futuro.

In poche parole, “L’uomo del dubbio e l’uomo delle certezze” è un saggio filosofico ben strutturato e altamente interessante che non regala verità al suo interno, ma aiuta e sprona il lettore a trovarle da solo.

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