Recensione di Salvatore Amato
La Black Wedding prima era blu e se ora ha cambiato colore non è colpa di un programma errato della lavatrice, né esclusivamente di Holly, ma di tutti i personaggi che abbiamo incontrato in giro per il mondo durante questa lettura.
Come in ogni libro, son solo personaggi, ma prima di cominciare, facciamolo ugualmente un minuto di silenzio per Angela, che sorte meschina.
Per tutta la narrazione la prosa è in tournée, si parte da Paternò fiondati fin dalle prime pagine in un’atmosfera noir delle migliori; mafioso latitante versus giovane parrucchiere ambizioso. Poi si parte per cercare fortuna a Milano e se la città della bella Madunina non è abbastanza, allora ci si imbarca per l’America, ma non senza passare prima per Ramstein in Germania.
Da Washington a Springfield, grazie alla vivacità di un cane e della sua padrona. Da zero prospettive a entrare a far parte di una giovane azienda di successo e farci carriera: questo può essere un ribaltamento veloce che per compiersi ha bisogno di stravolgere tutto, prima però tocca passare per Chicago, tra l’olezzo di provolone.
I personaggi sono pulsanti, vivi e hanno una bella fetta della narrazione. La prosa entra loro dentro, densa e profonda. Vivremo le loro esperienze, storie e pensieri, ma sempre senza alcuna traccia del narratore onnisciente, che la Weiler è Old School e preferisce narrare che perdersi in dissolute diagnosi personali.
Nelle parti del romanzo dove si assiste all’evoluzione dei personaggi, la scrittura è molto elegante, l’estetica del linguaggio coccola il lettore; sembra evocare l’Alfonso Nitti di Svevo, il William Stoner di Williams e il Georges Duroy di Maupassant.
E Carmelo? Che fine ha fatto? Quando ricompare, come un Melo troncato, è destinato a scomparire di nuovo. L’autrice rivela e dosa al punto giusto, poi infila sfacciata un coup de théâtre degno dei migliori gialli d’annata, così si sente uno scroscio poderoso direttamente dai campi elisi; è il plauso di Agatha Christie, Marie Belloe Lowndes, Dorothy Bowers e Carolina Invernizio.
A Puerto Rico la penna della Weiler cambia moto, diventa più sdolcinata, le tinte scure del noir evaporano e sul testo cala una nebbia rosa. Stessa cosa accade a Cape May. Ma non si preoccupino i non amanti del genere, la scrittrice usa poca melassa, così i due siparietti romantici durano poco.
Il crimine non paga e se si vuole fregare il fisco, finisce pure che ci si fa beccare. Questo Al Capone l’ha imparato sulla propria pelle e dovrà impararlo anche Dominic Lo Bello; Don Pinuzzo è storia vecchia. Corpi sciolti nell’acido, segreti in famiglia e chi è senza peccato… non ditelo neanche o provocherete una lapidazione di massa.
C’è tanta roba da scoprire per Holly: chissà se regge la botta e soprattutto come farà. Un detective sfoggia il suo miglior accento napoletano e un Don Giovanni paga vecchi debiti e si mette a fare delle avances a una vecchia chiatta.
La tecnica nei puzzle è partire dai bordi.
Che poi, le unioni di comodo per elevarsi ancora esistono, lo sa Rose e anche Carmelo e forse era meglio continuare a tagliare i capelli che inseguire i sogni di gloria ed essere disposto a tutto pur di realizzarli.
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