KEN SARO WIWA: 25 ANNI DALLA SUA IMPICCAGIONE

Articolo di Eleonora Allegrini #

Quel 10 novembre 1995 era un venerdì. E quel venerdì di 25 anni fa, alle 12:45, uno scrittore penzolava con una corda al collo in una caserma di Port Harcourt, in Nigeria.

Avendo sbagliato a fare il nodo al cappio, il boia fu costretto a ripetere l’operazione ben quattro volte, prima che il collo del condannato si spezzasse, provocandone in pochi secondi la morte per soffocamento. L’uomo vittima di questa atroce morte era Ken Saro Wiwa, intellettuale, scrittore, drammaturgo e attivista nigeriano e fondatore del MOSOP, il Movimento non violento per la sopravvivenza del popolo Ogoni (Movement for the Survival of the Ogoni People).

CHI ERA KEN SARO WIWA

Ken Saro Wiwa nasce il 10 ottobre 1941 a Bori, nella regione del Delta del Niger. Dopo la laurea all’Università di Ibadan, Saro Wiwa insegna alcuni anni in ambiente universitario e i suoi primi scritti vengono pubblicati sulla rivista studentesca. Verso la metà degli anni ’80, si impone come uno dei principali scrittori nigeriani con le opere: Songs in a Time of War (1985), Sozaboy (1985) e Foresta di Fiori (1986).

Il lavoro artistico e letterario è da subito affiancato a un intenso impegno umanitario; durante la sanguinosa guerra del Biafra negli anni ’70, Saro Wiwa diventa amministratore civile del Porto di Bonny, vicino al territorio Ogone sul Delta del Niger. E sono proprio le sue esperienze e osservazioni durante il conflitto nel Biafra a dare origine a due delle sue opere più famose: Sozaboy, che narra la straziante storia di un ingenuo ragazzo di villaggio che viene arruolato nell’esercito, e On a Darkling Plain, un diario in cui lo scrittore racconta le sue esperienze durante la guerra.

L’attivismo civile e politico di Ken Saro Wiwa si manifesta con particolare intensità nella difesa dei diritti degli Ogoni, un’etnia radicata nella regione del Delta del Niger. L’autore, infatti, è da sempre preoccupato riguardo il trattamento riservato al popolo ogone in Nigeria e nel 1973, viene sollevato dal suo incarico come Commissario regionale all’Istruzione nel gabinetto dello stato di Rivers State per aver sostenuto una maggiore autonomia degli Ogoni.

Le opere di Ken Saro Wiwa contengono spesso riferimenti allo sfruttamento di cui lui stesso è testimone, poiché le industrie petrolifere e del gas si appropriano delle ricchezze e delle risorse del territorio dei poveri contadini ogoni, lasciandoli senza diritti e con acque e terre inquinate. Un passaggio di Viaggio notturno, racconto facente parte della raccolta Foresta di fiori, espone la rabbia e la frustrazione di Saro Wiwa nel vedere le multinazionali del petrolio, come la Shell, impossessarsi liberamente della terra della popolazione locale.

L’ATTIVISMO E LA DIFESA DEI DIRITTI DEGLI OGONI

È negli anni ’90 che Saro-Wiwa inizia a dedicarsi con maggiore intensità al miglioramento e al superamento dei problemi che affliggono le regioni petrolifere del Delta del Niger, con particolare attenzione alla sua terra natale, Ogoniland. Tale impegno vede la nascita di un movimento non violento per la giustizia sociale ed ecologica, il MOSOP. Insieme al suo movimento, Ken Saro Wiwa sferra attacchi spietati alle compagnie petrolifere e al governo nigeriano, accusandoli di portare avanti una guerra ecologica contro gli Ogoni e di accelerare di fatto il loro genocidio. Saro Wiwa critica proprio questo impatto distruttivo dell’industria petrolifera (principale fonte di reddito nazionale) nella regione del Delta del Niger e chiede che agli Ogoni vengano corrisposte maggiori quote compensative dai profitti petroliferi. Sfruttamento, miseria e privazioni sfociano in una massiccia manifestazione del MOSOP nel gennaio 1993, che porta in piazza oltre 300 mila persone, per protestare contro le devastazioni ambientali e la cacciata di migliaia di agricoltori e pescatori ogoni dalle aree in cui si concentravano le estrazioni di petrolio della Shell.

L’ARRESTO E IL PROCESSO FARSA

Ken Saro Wiwa viene poi arrestato nel 1994, con l’accusa di complicità nell’omicidio di quattro capi ogoni durante una manifestazione politica. L’accusa si rivela ben presto un subdolo pretesto per condurre un processo farsa ai danni dell’attivista e scrittore e che portò alla sua condanna a morte per impiccagione, eseguita il 10 novembre 1995. Saro Wiwa si batté fino all’ultimo, fino alla morte, contro la corruzione, i soprusi e lo sfruttamento umano e ambientale della sua terra e del suo popolo. Ecco un breve estratto dal suo discorso di fronte al tribunale che lo condannerà a morte: “Provo sgomento per la vergognosa povertà del mio popolo, che vive su una terra molto generosa di risorse; provo rabbia per la devastazione di questa terra… Così ho dedicato le mie risorse materiali e intellettuali a una causa in cui credo totalmente, sulla quale non posso essere zittito… Né la prigione, né la morte potranno impedire la nostra vittoria finale…”.

Oltre all’eredità letteraria e politica, Ken Saro Wiwa lascia anche un’importante eredità umana attraverso i suoi figli e tra questi, mi piace menzionare la figlia Noo Saro-Wiwa, cresciuta in Gran Bretagna e oggi scrittrice di talento. Tra le sue opere, spicca il romanzo In cerca di Transwonderland, un viaggio dell’autrice nella terra natia, in quella terra che condannò a morte suo padre.

Voglio concludere questo tributo a un uomo eccezionale regalandovi una sua poesia scritta durante la detenzione… Buona lettura!

La vera prigione

Non è il tetto che perde
e nemmeno le zanzare che ronzano
nella umida, misera cella.
Non è il rumore metallico della chiave
quando il secondino ti chiude dentro.
Non è la meschina razione
insufficiente per un uomo o per una bestia
neanche il vuoto delle giornate
che sprofonda nel baratro della notte
non è
non è
non è.
Sono le bugie che ti hanno martellato
le orecchie per un’intera generazione
è il poliziotto che corre come un pazzo sanguinario
ed esegue spietati ordini omicidi
in cambio di un misero pasto al giorno.
Il magistrato che scrive sul suo libro
la punizione ingiusta, e lo sa bene,
la decrepitezza morale
l’inettitudine mentale
che dà alla dittatura una falsa legittimazione
la vigliaccheria travestita da obbedienza
in agguato nelle nostre anime denigrate
è la paura di calzoni bagnati
non osiamo eliminare la nostra urina
è questo
è questo
è questo
caro amico, che trasforma il nostro mondo libero
in una tetra prigione.

(Ken Saro Wiwa – 1995 dalle prigioni di Port Harcourt qualche giorno prima che venisse giustiziato).

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