La ragazza con la rotella in più di Nunzia Alessandra Schilirò (Byoblu)

Recensione di Salvatore Amato

Lilia è un personaggio stravagante, ogni persona che la circonda crede di riuscire a inquadrarla, ma ognuno di loro si fa solo un’idea personale e le voci su Lilia crescono.

Lei insegna all’università, ha Trieste nel cuore e questa città riesce a evocare la penna di Svevo, ha una rotella in più, ne farebbe volentieri a meno, poiché lei non considera questa cosa un dono, ma una condanna.

Lilia è quella stramba e saggia che, anche se in ritardo per la lezione, ritorna a casa a prendere gli appunti, se li ha dimenticati. Ha una visione della vita tutta sua e i giorni di pioggia le consigliano di andare in chiesa; cerca l’amore, cerca di aggrapparsi alla cristianità e vive i sogni di altre persone, è una strega ma non lo sa.

Lilia è anche quella che avrebbe dato la vita per la sorella Rosa e cerca nei ricordi un attimo di amore familiare con una madre naturale che l’ha abbandonata e quella adottiva violenta, squilibrata e spietata, mentre l’amica di infanzia è Syncro: una falena notturna che riesce a comunicare con lei.

Il suicidio è un’ombra costante che l’ha accompagnata, si è divinata e ha imperato nella sua mente per tutta la sua esistenza, ma lo diceva anche Seneca che ci vuole più coraggio a vivere che a farla finita e Lilia sa tante cose, ma non si rende conto di quanto è coraggiosa.

Senza sognare, l’essere umano è destinato a morire, i sogni alimentano la nostra batteria, questo lo sa bene Lor, il mezzo demone schierato dalla parte degli umani, e ce lo ricorda in continuazione.

Intanto, Lilia ispeziona e deframmenta tutte le focali che differenziano l’amore e il desiderio, lo fa non tralasciando dettagli e forse, anche, prolungandosi più del dovuto, ma alla fine il concetto risulta chiarissimo e ogni ridondanza ritorna nel magico mantello di Lor.

Mattia, Alex, Nadia e Alice sono persone speciali, ma non sanno di esserlo, hanno i loro handicap, ma se si guardano dentro scopriranno di avere più poteri di un personaggio della Marvel.

Così, comincia un viaggio nel Multiverso, tra dimensioni parallele, dove noi stessi viviamo quei sogni che non siamo riusciti a realizzare nella nostra, questi viaggi sono l’unica salvezza dell’umanità in balia delle tentazioni e del male, ma non prima del doveroso addestramento. Quindi l’intero destino del genere umano è in mano a questi ragazzi problematici, abituati a far parlare di sé, esclusivamente in richiami empatici di pietà.

Alice e Mattia battibeccano in continuazione, Alex parla poco, ma quando lo fa è meglio non interromperlo, Nadia ha rapito il cuore di Matteo ed è l’unica che riesce a placcare i suoi scatti irosi.

Nunzia Alessandra Schilirò ci regala un romanzo pregno di spunti su cui riflettere e riscoprire sé stessi, una storia fantastica e ben scritta che sa fluttuare tra il fantasy, rosa, dramma e occulto, senza scossoni. L’autrice tira le redini, se ne sta sempre dietro ai suoi e al momento adatto ti butta un input su cui ponderare, i colpi di scena non mancano, così come i riferimenti a molti scrittori classici e contemporanei, la letteratura menzionata galleggia nello scritto fantastico, regala realtà tra la fantasia e anche il poeta trova il suo spazio in questo pot-pourri di generi differenti.

La foto finale risulta messa a fuoco, ben posizionata e ogni particolare è messo ben in risalto dagli stessi personaggi che vivono pulsanti tra le pagine. Verso la fine dell’opera la Schilirò aumenta il ritmo narrativo, lo fa con disinvoltura, senza scossoni per i lettori e le ultime pagine sono addirittura anfetaminiche, con un finale che lascia col fiato sospeso e la speranza di un lieto fine tra le parole non scritte.

Sicuramente un libro che fa riflettere, che cerca risposte, pone domande e invita all’uso del raziocinio, perché la macchina filosofica deve essere sempre ben oliata per funzionare a dovere.

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