Recensione di Claudia Simonelli
Racconti di vite straordinarie di Maria Grazie Iannone, edito da Porto Seguro, è un testo che tratta un argomento particolare.
La protagonista è Miranda, un’infermiera giovane, ma non per questo inesperta, che si ritrova quotidianamente a prestare assistenza domiciliare a pazienti con diversi problemi.
Nello specifico, ci ritroveremo ad affrontare insieme a lei due vicende simili eppure diverse; infatti nella prima parte della narrazione si parlerà di Marzia, che purtroppo ha un cancro allo stadio terminale, mentre nella seconda parte ci ritroveremo a leggere di Clara, una donna affetta da Alzheimer.
In entrambi i casi si tratta di donne nella fase finale della loro vita che, a causa di malattie diverse, affrontano il tutto in maniera molto distante l’una dall’altra.
Marzia ha piena coscienza del suo problema, eppure col suo carattere forte e a volte scontroso, sembra quasi rifuggire la questione, specialmente per non pesare sulla famiglia e rimanere autonoma il più a lungo possibile. Il primo approccio con Miranda sarà di pura diffidenza, e solo il tempo e la caparbietà della ragazza permetteranno di approfondire e intensificare un rapporto apparentemente ostico.
La questione è completamente diversa per Clara che, nella fase finale della sindrome di Alzheimer, non possiede più alcuna coscienza e viene accudita da una badante che l’ha vista spegnersi giorno dopo giorno fino a diventare solamente un corpo senza anima.
Malattie diverse, situazioni a sé stanti, i cui risvolti sono solo apparentemente distanti tra loro. Il tutto a volte sembra pesare sulla coscienza e sul buonsenso di chi assiste i malati.
Miranda, che da sola deve fare da mediatrice tra famiglie, medici di base, ospedali e malati, deve fare anche i conti con se stessa; spesso infatti si fermerà a riflettere sulle proprie decisioni, domandandosi se ha agito nella maniera giusta.
Una scrittura fresca e scorrevole che si lascia leggere in fretta, accompagna una trama solo apparentemente semplice, ma che non potrà fare a meno di smuovere la coscienza di chi legge, proprio come ha smosso quella di Maria Grazia Iannone. Domande che possono sembrare esistenziali, ma che credo sia fondamentale farsi quando il tuo lavoro significa mantenere il più possibile dignitoso lo stile di vita di una persona che si sta affacciando ai suoi ultimi giorni.
Infatti lo scopo del libro non è soltanto raccontare il lavoro svolto da chi fa assistenza domiciliare, ma anche portare il lettore a riflettere su quelli che sono i risvolti morali, etici di chi si trova ogni giorno a combattere con una morte inevitabile, corrosiva, lenta come una tortura.
Un’assistenza completa è pieno diritto di ogni malato, specialmente in fase terminale. La mia domanda personale invece è un’altra: è giusto l’accanimento terapeutico su chi non può più vivere in maniera dignitosa e autonoma?
Questa domanda mi attanaglia da anni, e bisognerebbe aprire un dibattito serio a riguardo nel nostro paese, troppo ancorato a valori desueti e anacronistici. Questo romanzo, scritto dal punto di vista di chi i malati li assiste sul serio, mi ha spinta a rifletterci ancor più intensamente, perciò mi sento di consigliarlo per la delicatezza e l’importanza che l’argomento trattato ha nel nostro quotidiano.
bella recensione
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