Recensione di Silvia F.
Il Malombra di Sacco ha rievocato in me Spawn di McFarlane e Batman della DC Comics, non c’è il romanticismo del Malombra di Fogazzaro, qui regna l’azione.
L’avvocato Ginestra forse la smetterà di spremere il villaggio di San Sallier, il principe Leonardo Valentini ha finito i suoi studi alla Sorbona ed è tornato a casa, Patti, la sorella più piccola, non è l’unica ad essere felice del suo ritorno, lo sono anche Doriana e il cugino Federico, dappoi, proprio quest’ultimo che sembrava mezzo scemo, invece, si scopre essere un genio; del resto non è la prima volta e non sarà neanche l’ultima.
Il Malombra ricorda un demone, allunga la catena dal braccio e un altro pollo ha le ore contate, Diavolo, il suo fedele cane di mannara (pastore siciliano), gli sta sempre a fianco, anche lui non si tira indietro dalla lotta, azzanna e strappa brandelli di carne.
Corre l’anno 1848, a Messina si lotta contro il governo borbonico, mentre sui Nebrodi, a San Sallier, il Partito di Ginestra è con la violenza e i soprusi che sta conquistando potere e danari.
Crasto, il braccio destro dell’avvocato non mi ha fatto simpatia fin dall’inizio, uno di quei personaggi molto duri a morire, una sorta di Bruce Willis, ma antipatico, che alla fine, con molta soddisfazione del lettore, lo si potrà raccogliere soltanto con l’aspirapolvere, tanta sarà la furia del Malombra.
La scrittura è scattante, repentina su una linea temporale diretta all’imediato. Combattimenti mozzafiato, colpi di scena, segreti, minacce, intrecci e raggiri sono elementi forti di questo libro e Savino Melia sa più di quello che lascia intendere.
La storia, la leggenda e la fantasia si mescolano insieme senza continuità, ma talmente fluidi da non riuscire più a distinguere le sfumature. La reggia di Sacco ricorda la penna di Stan Lee; quindi, c’è un nuovo eroe in città, anzi c’era.
I balordi non dormono più sugli allori, la violenza degenera e il sangue sgorga a fiotti.
Un’opera molto adatta ai giovani, agli amanti dell’azione e a chiunque voglia leggere qualcosa di estremamente avvincente e vivace.
E voi badate bene con chi vi schierate, che un faccia a faccia con il Malombra può solo regalarvi un viaggio verso le fiamme degli inferi.
1 commento su “La leggenda del Malombra di Vincenzo Sacco (Spartaco)”