Profondo nulla, l’utopia delle emozioni di Fabio Tittarelli (Genesi)

di Salvatore Amato

Questa è la terza opera di questo autore che recensiamo e mi sento a mio agio nel dire che la penna di Fabio Tittarelli è una garanzia assoluta.

La Casa Editrice Genesi porta una ventata d’aria fresca in un mondo editoriale pilotato dai grandi marchi e assuefatto dai libri firmati dai personaggi dello spettacolo, dove il nome altisonante dell’autore conta più del contenuto del libro stesso. E lo fa con un tostissimo distopico tutto al femminile.

La nuova fatica letteraria di Tittarelli è un’opera dall’aspetto molto diversa dai lavori letti in precedenza, a mio parere più coinvolgente e appassionante, senza nulla voler togliere ai libri, editi entrambi da New Book, di cui linko le precedenti recensioni: “La luna di traverso” e “Uomo penombra”.

Lasciati in un cantuccio i personaggi principali incapaci di imporsi sulla propria vita, lascivi e abbandonati agli eventi, dove un vuoto cosmico riempie di nulla l’intera esistenza, ai quali è d’uopo una donna come elemento salvifico e introduttivo a una rinascita diversa, ricostituita di quell’amata volontà propagata da Bertinetti con tutti gli pseudonimi del caso, l’autore ci introduce in un nuovo universo, devastato dai cambiamenti climatici, in perenne pericolo, in balia degli agenti atmosferici avversi e arcigni. E la parola viene data finalmente alla donna, quindi alla protagonista Serica.

Fabio Tittarelli scrive maledettamente bene, questo non è opinabile. Venghino lor signori e non abbiano paura di ritrovare quella scrittura cosciente e preparata che trasporta il lettore e appaga senza mai vacillare. Reclame più sentita che dovuta.

Ma basta, non c’è più tempo per descrivere questo scrittore che sicuramente sa il fatto suo, l’acqua sale e inonda strade e case, è spietata gli spettri annegati degli abitanti di Longarone riecheggiano come schegge impazzite e ci avvertono: è meglio salire più in alto.

Nessuno legge più, i libri sono reperti storici e forse le cause di ciò si possono ricostruire con quanto detto all’inizio della recensione. Serica ama leggere, per farlo si rifugia in soffitta e apre scorci di una vita passata tra i versi di Sylvia Plath, Emily Dickinson e Alda Merini.

Tutto trasporta, tutto appare essenziale e traspare un mondo diverso da quello vissuto dalla protagonista, ovvero il mondo di Luana, lasciato come eredità e monito all’umanità tramite un diario e arrivato propiziamente nelle mani di Serica.

Così, la storia nella storia, da un futuro distopico ai giorni nostri, dalla fuga per l’inondazione alla fuga in Costa Rica. Rievocando quelle esperienze che lasciano cicatrici interne come grossi solchi che non si rimargineranno mai più.

Un romanzo, questo di Tittarelli, che cattura, ammalia, commuove, porta a riflessioni profonde e lascia strascichi di quei quesiti più grandi che da sempre appartengono all’umanità.

Vi farete trovare pronti per addentrarvi nelle esistenze di Serica e Luana?

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