La crudeltà della bellezza di Sangu Vincent Cobalto (Youcanprint)

Recensione di Gian Luca Guillaume
Pubblicato a proprie spese per i tipi della Youcanprint, la prima raccolta poetica di Sangu Vincent Cobalto è una scommessa vinta.

A partire dal titolo così straordinariamente logico e dallo pseudonimo così eccentrico, ci troviamo di fronte a un’opera scritta da un poeta messo a nudo dalla ferrea volontà di raccontare, di raccontarsi, di mettere in scena la sua vita passata e scorci di vita odierna, superate le difficoltà di una giovinezza irrequieta e disordinata.
Le tematiche trattate non sono molte: buona parte del libro parla della Morte, della Solitudine, dell’incomprensione e del male di vivere presente nel cuore d’ogni Uomo. Con lo sguardo rivolto al passato, il poeta Sangu spiega e illustra quei sintomi che altro non sono che il preludio della Depressione, del distacco, e lo fa con dovizia di particolari, con frasi perentorie e aforismi definitivi. Si sente che il poeta ha sofferto, si è tormentato, portandosi dietro le noie, gli incubi e le torture morali. Una particolare tristezza aleggia tra le pagine del libro, qualcosa che non annoia, fa riflettere e a volte sorprende per la schiettezza delle affermazioni, per la sincerità nel raccontare il proprio vissuto, tutte quelle ore sporche e infelici lontano da occhi indiscreti.
In questo volume si trovano ammonticchiate, un po’ confuse ed eterogenee, poesie aventi un passo, un’andatura diversa l’una dall’altra: in alcuni casi (pochi), siamo in presenza di un ammasso di pensieri, scissi nel mezzo, tra opinioni e buoni sentimenti, scivolate sarcastiche e pessimistiche verso triti ideali e pose da poeta maledetto sfiatati da anni. In altri casi invece, il poeta mischia le carte in tavola: prova la carta dell’Ermetismo, la carta Bukowskiana, la carta Montaliana, la carta Ungarettiana e quella diaristica, intima, confessionale così cara a coloro che altro non possono che parlare di sé per descrivere gli altri: il genere umano. Per fare ciò, il poeta utilizza (la maggior parte delle volte) un lessico umile, familiare, e procede con un andamento narrativo colloquiale e disincantato, lontano anni luce sia dal realismo magico sia dalla visione patetico/sentimentale della vita, presente in molte raccolte poetiche pubblicate oggigiorno. Una scrittura che mira soprattutto ad arrivare, in un modo o nell’altro.
In conclusione, La crudeltà della bellezza è una miscela di sincerità e cliché, con qualche ammiccamento alla scena poetica contemporanea, alla poesia d’inizio Novecento e allo stile americano che ha influenzato i più; ce n’è un po’ per tutti, abbastanza da guadagnarsi lo spazio, l’appoggio e l’apprezzamento di molti.

Recensione condivisa sul blog amico “Tra il serio e il faceto”

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