Recensione di Gian Luca Guillaume
Pubblicata per i tipi della Marco Saya Edizioni, l’opera prima dell’eclettico Gruccia può essere considerata un ottimo lenitivo per il nero periodo in cui viviamo oggigiorno.
Il volume, semplice nella copertina come nel titolo, riporta varie sfaccettature della vita moderna, seppur con delle mistificazioni ad abundantiam, spesso di natura amorosa e ironica. L’artista, l’uomo Gruccia, sensibile e introverso, ci mostra con la sua lente d’ingrandimento come vede e registra la realtà oggettiva; e nel farlo utilizza il minor numero possibile di espedienti, di fronzoli, di orpelli. Uno stile minimalista, di taglio narrativo, lineare e sincero, fatto essenzialmente di storie, spesso velato da una dolce malinconia. Penso che lo scrittore/poeta in questione scriva semplicemente, spontaneamente, e che non gli importi un granché se il risultato delle sue elucubrazioni sia in versi o in prosa; dipende (secondo me) tutto da come comincia.
Qua e là, un poco alla rinfusa, si posso trovare felici espressioni come: “Poi d’un tratto il mare di lillà s’infranse sulle finestre, e divenne notte.” oppure “il sole con le sue braccia si asciugava la fronte dopo milioni di anni”, o ancora “vorrei accarezzarti i nervi scoperti”; versi duri, teneri, spesso profumati dai tanti fiori presenti nel libro. Se volessi indicare a quale poetica appartiene il Gruccia direi sicuramente a quella intimista e idilliaca, incorniciata dal fantastico e dal sensuale.
L’amore, le sue donne, seppur diverse nei nomi, sono simili nel prevalere sull’uomo, che, tra una poesia e un racconto (che si alternano per tutta l’opera), cerca di entrare in relazione con loro, le ammira a distanza o nel profondo, considerandole inconsciamente al di sopra di sé.
Scorrevole, divertente, fantasioso sono solo alcuni degli aggettivi consoni nel giudicare Capelvenere; e non penso di esagerare dicendo che piacerà un po’a tutti (soprattutto alle lettrici) proprio per la sua leggerezza e per la lieve brezza che si respira leggendolo, senza fretta e placidamente.