Recensione di Claudia Simonelli
Il titolo esprime esattamente il contenuto di ciò che andrete a leggere, ovvero come la vita possa essere tragicomica, nell’assurdo della sua quotidiana, banale follia. La mia non è una definizione semplicistica, o un modo di banalizzare i racconti di Gabriele Giuliani, quanto un tentativo di esaltare il senso della sua scrittura.
Si tratta in effetti di una raccolta di racconti, per la precisione undici (io li definirei 10+1, con l’ultimo intitolato “L’incubo”, una specie di ghost track, se mi passate il termine musicale). Storie semplici, con protagonisti (quasi sempre) banali; questa scelta dell’autore è voluta, per dare modo al lettore di tuffarsi dentro il racconto, riconoscersi nel protagonista, empatizzare. Perché la cosa che accomuna tutti i protagonisti è la possibilità di riconoscersi in loro, completamente o in parte, e provare insieme a loro rabbia, sconforto, frustrazione.Sfido chiunque, durante la lettura, a non riconoscere negli eventi dei malcapitati protagonisti qualche evento passato del nostro quotidiano, qualche caratteristica caratteriale nostra, o di qualche nostro familiare, amico o vicino di casa. Perché la protagonista indiscussa è lei: la quotidianità, coi suoi imprevisti che spesso si beffano di noi e dei nostri programmi, costringendoci a prendere la strada sbagliata, o quella più tortuosa o addirittura quella che mai avremmo voluto prendere.Il tutto accompagnato dalla scrittura di Gabriele Giuliani che, come avevo potuto già constatare ne “Il giorno prima delle nozze” è semplice, pulita, efficace. Il che permette di arrivare dritto al punto, ovvero di stuzzicare, addirittura schernire e beffarsi di chi legge, delle sue disgrazie e dei suoi guai. Insomma, avrete un po’ da soffrire nel compatire quanto possa essere tragicomica la vita vostra, e delle persone normali, che combattono problemi normali, durante la loro vita normale. Personalmente (e sicuramente molti altri come me) mi sono riconosciuta molto in Giangia, ma anche in molti altri personaggi. Avrete l’imbarazzo della scelta, poco ma sicuro. E quando avrete voltato l’ultima pagina, forse avrete perdonato l’autore.Per quanto riguarda Gabriele Giuliani, gli rinnovo i miei complimenti. L’originalità di affrontare la normalità rende questo lavoro ancor più ricercato del precedente. Perché la semplicità paga.