Oltre l’abisso di Elisabetta Tagliati (Pluriversum)

Recensione di Salvatore Amato

Oltre l’abisso di Elisabetta Tagliati, edito per i tipi di Pluriversum Edizioni, è un romanzo fantasy, altamente onirico e spirituale.

La protagonista Bethel, capoclan celta, ci porta a spasso per i monti, le creste e gli spuntoni, come Caterina Percoto nei suoi scenari montanari.

Un carattere forte, delle responsabilità collettive e delle visioni che chiedono un’investigazione dell’anima, affinché si possa apprendere il proprio Io, sono gli elementi che effluiscono nella narrazione e trasportano il lettore con un dolce vento in poppa, che riscalda l’anima e propone dubbi anche al più probo degli uomini.

L’autrice attraverso leggende, sogni, premonizioni, clan e druidi, snocciola, pian pianino, tutte le tematiche che abbracciano l’esistenza e martoriano l’umanità.

Le domande si fanno endemiche, vive, pulsanti e sanno anche accarezzare qualche volta, ma la maggior parte del tempo mordono e se non ci sono risposte, un gelo di quelli che rizza tutta la peluria degli arti ti abbraccia; ed è una morsa che toglie il fiato e ci spinge a cercare ossigeno in apnea, senza bombole, maschere, pinne e muta, ma nudi al cospetto degli Dei, affinché giunga l’illuminazione, si avveri la profezia e la leggenda si divini in storia, così noi evocheremo Bethel e Vesagh che guida e ama, guardiano e pellegrino.

Un picco di roccia selvaggia che ha guardato mutare il mondo e gli uomini, imperturbabile, statico al tempo, ostinato e poi arrendevole alle intemperie, ammirerà ancora una volta l’audacia umana e si renderà conto di cosa questi bipedi sono disposti a fare pur di trovare delle risposte.

Così, si salta dal pendio, bungee jumping senza elastico, a chiodo: in picchiata verso quel lago che ammicca dall’alto, per uscirne illesi e… Niente spoiler: solo la lettura potrà rispondervi!

Il cuore è conteso tra il guerriero e il druido, un’altalena costante tra carne e spirito, sogno e realtà, Dio e Dea, simboli e metafore.

Nel sottotesto c’è una rete fitta di significati importanti, quesiti e condizioni dell’umanità e, nonostante la remota ambientazione, anche di problematiche attuali della società che, man mano che emergono, donano al lettore un’attenta e profonda riflessione che va ben oltre la lettura fantastica.

Nel romanzo della Tagliati il sogno brama di avere un corpo, così l’autrice lo proietta in una fatamorgana per farlo andare a spasso con la realtà, camuffato, mimetizzato, dalle prospettive variabili a seconda delle focali e infine fuso insieme, tanto che l’uno porta le sembianze dell’altro, per danzare liberi e poi impavidi cercare se stessi.

La natura è arcigna, mutevole, oggi sorride e domani è un altro giorno, ed è questa natura che detta i tempi della lettura, trasformandosi da sfondo a parte integrante della storia. All’appello del registro narrativo, la magia, il mistico e il sacro rispondono: «Presente!», mentre l’onirico siede in cattedra e stride il gesso sulla lavagna, fino a lasciare tra le pagine la testimonianza di una nebulosa di passioni, affetti e sentimenti. Così, il nostro abisso interiore satura tutto il resto, sfuma, graffia e mistifica: ci vuole coraggio e temerarietà per abbandonare il regno di Abbadon e risalire in superfice, ritrovandoci persone nuove e più consapevoli.

A noi non resta che complimentarci con Elisabetta Tagliati per il suo “Oltre l’abisso” e augurarvi buona lettura, sempre tenendo a mente ciò che c’è scritto all’inizio del libro: vivere senza passione è come morire, ma più lentamente.