Recensione di Vincenzo Patierno
Dal III secolo a.C. al II secolo a.C., Romani e Cartaginesi si fronteggiarono in quelle che furono le guerre puniche per il dominio sul Mediterraneo o Mare Interno, come allora veniva chiamato il bacino.
L’anno 255 a. C. vide la battaglia di Tunisi, inerente alla prima guerra punica, in quella battaglia tra le fila romane vi furono migliaia di caduti, oltre che centinaia di legionari che vennero fatti prigionieri.
Tra storia e fantasia: sulla spiaggia tra Camerina e Caucana, sull’isola della Sicilia, in un’alba afosa dell’estate del 255 a.C., uno sparuto manipolo, di ritorno da una vittoriosa battaglia sulle coste africane, sopravvisse ad un naufragio avvenuto per volere degli dei Nettuno
e Nemesi, in cui fu distrutta un’intera flotta.
Il gruppo si trovò a dover intraprendere un viaggio verso la salvezza attraversando l’isola da una parte all’altra; tra essi vi era il giovane console Servio Fulvio Petito che si trovò, dopo varie vicissitudini, ad intraprendere un proprio viaggio introspettivo in cui affrontò i suoi demoni, ciò avvenne quando, sull’altopiano dei ciliegi, luogo tra realtà e magia, fu accolto nella casa del filosofo Alessandrino Alkindus.
Nella casa sull’altopiano, oltre alla pace interiore ritrovata grazie alla guida del filosofo e alle sedute fattegli mentre era disteso sul Dìwan Rosso, una sorte di tappeto volante, trova la beatitudine dell’amore;
egli non abbandonerà mai quei luoghi, neppure quando gli verrà chiesto di salire sul “trono” di Roma.
Con lui visse anche uno dei suoi più fidati amici, Cesare, uno dei leoni di Roma, i quali venivano addestrati per essere a fianco dei legionari in battaglia, cani Corso, docili con chi li amava e li accudiva, terribili contro
i nemici.
Il cane è il simbolo di un’amicizia fedele che va anche oltre i limiti di vita, sarebbe riduttivo dire che il romanzo è una storia incastonata in un evento storico, perché si evince che dietro la sua stesura c’è studio e conoscenza di un’epoca e passione per un territorio.
La storia è coinvolgente e il libro non mi è risultato prolisso, neanche quando alcune scene danno l’impressione di ripetersi.
Vincenzo Patierno
Nato a Napoli, in quel del 66, iniziai a scrivere nell’adolescenza sketch che, nei campi scout, facevo interpretare e che interpretavo, insieme a pensieri e poesie, che però iniziai a comporre dalla morte di mia nonna. La scrittura, che ho ripreso solo da qualche anno, è il tramite che mi fa sentire libero e con cui mi esprimo meglio. Scrivo anche dei racconti brevi, alcuni dei quali, come delle poesie, sono inserite in antologie pubblicate. Nel 2014 con la Schena editrice ho pubblicato il mio libro di poesie: Abbraccio alla Vita. Entro la primavera del 2022, anno in corso, vedrò pubblicato, da IVVI editore, il mio primo romanzo dal titolo “1977-Alla valle dei mulini di Gragnano”.