Le scarpe di Cenerentola

di Salvatore Amato

Ma le scarpe di cristallo, seppur molto chic, non saranno un tantino scomode? Chi, leggendo questa favola, non si è posto questa domanda!

Partiamo dall’inizio.

La favola di Cenerentola ha origini antichissime, quasi sicuramente è stata generata dalla storia di Rodopi (o Rodopo), ovvero una fiaba risalente all’antico Egitto, arrivata a noi grazie a Erodoto che la citò per la prima volta intorno al 445 A.C.

All’epoca, indossava delle scarpe di qualche tessuto prezioso, sicuramente molto eleganti, che palesavano uno status sociale nobile, magari adornate con dei gioielli, ma niente cristallo, poiché fu creato soltanto nel 1674 da George Ravenscroft.

Gli anni passavano e una parte dell’antica favola egiziana diventava una favola a sé. Una delle prime testimonianze in Europa è ambientata a Napoli, si intitola La gatta Cenerentola di Giovan Battista Basile, inserita nella sua opera più famosa “Lu cunto de li cunti”, si tratta della sesta storia della prima giornata.

Ma anche nella versione partenopea, Cenerentola non indossava scarpe di cristallo; Basile si riferisce alle suddette calzature usando il termine “chianiello”, ovvero scarpe morbide, comode, simili a pantofole, o babbucce, in questo caso, di notevole fattura, come si può ben intendere dal testo.

Anche nella prima versione francese della storia, Cenerentola indossava delle più confortevoli “pantoufles en vair”, vale a dire delle “scarpette di vaio”, un pregiato tipo di pelliccia al tempo utilizzato solo da re e nobili, pertanto, appropriato al nuovo status di Cenerentola.

Tuttavia, nel XIV secolo, il termine vair (vaio) cadde in disuso e quando Charles Perrault riscrisse la storia in francese nel 1697, quel termine non gli era familiare, così confuse vair con verre, ovvero “vetro”.

Infatti, nella versione francese, tutt’oggi indossa scarpe di vetro.

La versione italiana è stata tradotta dalla versione francese di Perrault da Carlo Collodi, che forse scelse il cristallo così da poter fornire alla protagonista della storia delle calzature più raffinate ed eleganti; le scarpette della nostra Cenerentola sono Made in Italy a tutti gli effetti.

Negli anni, sono state prodotte oltre 300 versioni della storia di Cenerentola in diversi paesi.

In molte versioni, le calzature sono fatte con un materiale raro come seta, ricamate di perle, ricoperte di gemme preziose, oro o argento, ma solo in sei versioni le scarpette sono di vetro (di cristallo in Italia) e tutte e sei sono state tradotte dalla versione francese di Perrault, che confuse vaio con vetro.

Neanche un personaggio di fantasia meriterebbe di danzare con scarpe così scomode, rigide e poco pratiche: infatti, le sue famose scarpette erano molto più confortevoli.

Da “La Gatta Cenerentola” di Giovan Battista Basile:

[Essa, vedenno che sempre l’era a le coste, disse: «Tocca, cocchiero», e ecco se mese la carrozza a correre de tutta furia e fu cossì granne la corzeta che le cascaie no chianiello, che non se poteva vedere la chiù pentata cosa. Lo servetore, che non potte iognere la carrozza che volava, auzaie lo chianiello da terra e lo portaie a lo re, dicennole quanto l’era socceduto. Lo quale, pigliatolo ’n mano, disse: «Se lo pedamiento è cossì bello, che sarrà la casa? o bello canneliero, dove è stata la cannela che me strude! o trepete de la bella caudara, dove volle la vita! o belle suvare attaccate a la lenza d’Ammore, co la quale ha pescato chest’arma! ecco, v’abbraccio e ve stregno e, si non pozzo arrevare a la chianta, adoro le radeche e si non pozzo avere li capitielle, vaso le vase! già fustevo cippe de no ianco pede, mo site tagliole de no nigro core; pe vui era auta no parmo e miezo de chiù chi tiranneia sta vita e pe vui cresce autrotanto de docezza sta vita, mentre ve guardo e ve possedo».]

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