Sine Titulo di Angelarosa Weiler (Indipendente)

Recensione di Salvatore Amato

L’inquisizione ha arso un sacco di presunte streghe, eretici e ha sterminato i catari. Per fortuna ci siamo noi, i discendenti di quelle streghe e di quegli eretici, che ancora oggi vi raccontiamo le loro storie; sì, noi i figli di Esclarmonde de Perella, che riuscì a salvarsi portando con sé il bagaglio culturale dei catari.

L’autrice ci regala un romanzo storico avvincente ed emozionante, dove nulla viene lasciato al caso, ma tutto, anche il più piccolo dettaglio, quello che a occhi superficiali potrebbe sembrare insignificante, è invece un ingranaggio importante del motore narrativo: il gesso stride sulla lavagna, sono brividi che scuotono ossa e membra, l’autrice non siede in cattedra, le scrittrici migliori del nostro passato hanno avuto un’istruzione da autodidatte.

La penna della Weiler già la conoscevo, avendo già letto e recensito Black weding, quindi sapevo che questa autrice sa scrivere maledettamente bene e queste mie consapevolezze si sono consolidate dopo la lettura di questo romanzo strepitoso.

La ricerca storica è impeccabile, la voce narrante è un motorino instancabile che sa mantenere il ritmo senza oscillazioni e non ha bisogno del superfluo per aumentare il volume.

Nel testo si evince la forza delle donne, quella forza straordinaria che non ha bisogno di pomparsi i muscoli con il bilanciere, trangugiare steroidi o altre schifezze da palestrati: no, la forza delle donne è diversa, non si avvale dell’apparenza di un fisico artificiale, areostatico, ma è una forza interiore che disarma e vince, che poi, i “perfetti” sono sia uomini che donne, senza bisogno di un asterisco per sostituire una vocale.

I catari non sono materialisti, anzi vedono nei beni materiali il male, ed è così che la protagonista affronterà un viaggio interiore, sulle rive del Lago di Garda, per comprendere il proprio Io e il suo scopo terreno.

Tra intrighi, papi, vescovi, rinascite alchemiche e una ricerca della conoscenza che può donare la libertà, il romanzo si consuma in fretta, donando, non di rado, qualche spunto di riflessione e risvegliando l’archetipo della speranza di un mondo migliore.

I catari escono dai loro sepolcri segnati dalla croce occitana, i gatti fanno le fusa, perché loro non ritornano come zombie, non cercano cervello per nutrirsene, ma lo nutrono con la loro spiritualità.

Così, l’amore platonico è amore a tutti gli effetti e da alcuni sentimenti, quando sono così intensi, nessuno si può sottrarre.

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2 pensieri riguardo “Sine Titulo di Angelarosa Weiler (Indipendente)”

  1. Anche io scrivo racconti sul Medio Evo.
    Questo è un saggio
    Il sabba delle streghe e la oppressione delle donne
    Cosa sappiamo veramente sul sabba?
    Ben poco. Le cronache medievali ci presentano donne che in spirito o carne di notte su scope, forconi, pale da forno o bastoni volano verso un posto isolato oppure vi si recano a piedi attraversando boschi oscuri. Luogo d’incontro una radura nel bosco, un noce a Benevento, un monte come il Bondone. Qui incontrano esseri malvagi a cui porgono omaggio. Raccontano le loro azioni malvagie. Mangiano, danzano e si accoppiano con questi esseri malvagi. Ricevono unguenti, pozioni, istruzioni per malefici poi, finito il raduno, tornano a casa o in spirito o in carne a seconda delle modalità di partenza.
    Il quadro del sabba si definisce meglio nel Rinascimento e nella Controriforma.
    Al sabba inteso come incontro di donne malvagie viene attribuito la sottomissione a Satana, il complotto contro la Cristianità, la diffusione di pestilenze. La confessione più o meno spontanea delle attività svolte negli incontri diventa, grazie agli inquisitori che si servono di procedure di interrogatorio predisposte, il classico quadro della strega che va al sabba, presenta al diavolo i risultati dei malefici, compie atti di sottomissione, come il bacio dei genitali, viene posseduta anche contro natura, balla, danza, soprattutto rinnega i simboli della religione, riceve istruzioni sui malefici da compiere, con i veleni e pozioni ricevute ritorna per proseguire la sua attività. Dopo una confessione sola soluzione per fermare la strega era il rogo.
    Questi scenari, forniti dalle confessioni contengono una parte di verità e non sono come gli scienziati positivisti hanno dichiarato, fantasie di donne isteriche. Sono troppe le descrizioni, concordanti anche se ricavate da confessioni spontanee e poi confermate sotto tortura, che troviamo esposte negli scritti degli inquisitori come Sprenger e Institoris, Guaccio, Du Cange, Nider.
    Sulla base delle informazioni ottenute presentiamo schematicamente lo svolgimento di un sabba:
    La donna, predestinata (nascita al solstizio o equinozio, nascita con sacco amniotico attaccato, nato da madre strega, nato con difetto fisico) o autrice di atti sacrileghi (es. masticazione dell’ostia, atti osceni in luogo sacro) incontra un essere che la invita a recarsi al sabba. Se acconsente, verrà chiamata e una guida (solitamente in forma di animale) la condurrà (volando o a piedi) al sabba. Qui una figura demoniaca maschile o femminile qualificata come “maestro” la introdurrà ai riti. Dovrà fare atto di sottomissione al Diavolo e giurare obbedienza. Il Diavolo istruirà la strega. Basandosi sulle dichiarazioni di altre partecipanti, le premierà o punirà se i malefici non sono andati a termine. Ci sarà una danza rituale e una cena comunitaria. Seguirà una orgia sessuale anche con atti contro natura. Infine, la strega riceverà istruzione per nuovi malefici e pozioni magiche. Seguirà il ritorno a casa.
    Possiamo dare una lettura diversa a quanto descritto sopra.
    1) Può essere il residuo della religione preistorica della Grande Madre (la terra, agricoltura come attività femminile), sostituita poi dalle religioni maschiliste basate su un dio maschio creatore (caccia e allevamento come attività maschili). Elementi riconoscibili sono l’accoppiamento rituale (rito di fertilità), l’uso di cibi crudi e non insaporiti (purezza rituale).
    2) Può essere il ricordo dei riti dello sciamanesimo di origine asiatica. La strega che accompagnata da uno spirito animale si reca in volo al sabba corrisponde al viaggio per aria dello sciamano che accompagnato dal totem dello stregato si reca al posto dove combatterà gli spiriti malvagi. Coincidenza: le streghe si ungono con una pozione per volare. Gli sciamani (storicamente verificato) utilizzano unguenti a base di belladonna, estratti di segale cornuta (Lsd), funghi, erbe per raggiungere lo stato di trance. Al risveglio narrano del viaggio.
    3) Può essere una reinterpretazione delle cerimonie legate alle religioni maschilistiche dualistiche
    dove due enti creatori di uguale potenza (bene e male) si combattono. Sono lo zoroastrismo e nel medioevo il catarismo e bogomilismo. Questi ultimi perseguitati dalla chiesa come credo eretici.
    4) Può essere la prosecuzione di cerimonie legate alle religioni pagane proibite dalla chiesa e dichiarate demoniache. I vecchi credenti formalmente cristiani continuano in privato ad aderire alla vecchia religione ma con degenerazione e trasformazione dei riti. Pensiamo come chiarimento agli ebrei costretti a convertirsi che in privato continuavano a osservare la religione e venivano chiamati marrani.
    Le ipotesi sulle origini del sabba qui sopra accennate possono essere trovate in Fraser (Il Ramo d’0r), M.Murray (Il Dio delle Streghe), Propp (Origini Storiche dei Racconti di Fiabe), Ginzburg (I Beneandanti), Michelet (La Strega). Anche Levi Strauss, Freud, Jung, Mauss si sono interessati e fornito ipotesi.
    Il medioevo non è solo spirito ma anche carne. Parlando del sabba dobbiamo considerare anche lo sviluppo della società a partire dal primo medioevo e dalle prime descrizione del sabba.
    La società rurale del primo medioevo è caratterizzata limitatamente dal latifondo correlato a un potere militare. La base sociale è l’esistenza di una limitata proprietà delle terre e una vasta area comunitaria di bosco e culture varie sfruttate congiuntamente dai membri di una comunità.
    La politica comunitaria prevede forme di assistenza fornite da tutti i membri. In particolare, il mantenimento di anziani, orfani e ammalati.
    Questo modello economico viene avversato dal latifondo interessato a ampliare i suoi domini, dalla chiesa che avoca a sé l’assistenza e il versamento di decime. A partire dal XII secolo da una crescente classe borghese cittadina che tende a prendere possesso delle fattorie.
    Per spiegare meglio illustriamo un caso tipico.
    Un nuovo proprietario di una fattoria, ignaro delle consuetudini locali, rifiuta l’assistenza a una vecchia donna. Questa inveisce contro di lui per non aver osservato le consuetudini (fornitura di cibo, ricovero, assistenza). Iniziano atti persecutori verso il nuovo proprietario (incendio malattia del bestiame) fatti dagli altri membri della comunità: Il proprietario denuncia la vecchia come autrice di malefici a suo danno. Intervengono le autorità coperte dal signore feudale latifondista, dalla chiesa che vuole estirpare i residui di paganesimo. Dalle autorità civili interessate alla pace sociale. Segue il processo nel quale la strega confessa di recarsi al sabba. Segue condanna. I membri della comunità non possono intervenire pena un processo contro loro. Risultato: il potere della comunità verso il feudatario viene indebolito. La chiesa riafferma il potere e concretizza l’imposizione delle decime. Le proprietà dei condannati e loro simpatizzanti vengono messe in vendita e gli acquirenti privilegiati, legati al feudatario o alla chiesa sono i borghesi che tendono a crearsi una proprietà terriera.
    Parliamo ora di sabba, tutela della donna e femminismo.
    Iniziamo con la religione femminista della Grande Madre. Sacerdotesse le donne, anche guaritrici grazie alla conoscenza delle erbe. Le donne si riuniscono per eseguire i lavori che richiedono uno sforzo collettivo come la lavorazione dei terreni, la raccolta delle bacche e frutti per l’inverno, la preparazione dei cibi.
    Le tecniche si trasmettono oralmente ed oralmente si trasmettono le regole di convivenza senza le quali non esiste società. Come può una ragazza essere accettata?
    Ecco la cerimonia di iniziazione che generalmente avviene alla prima mestruazione.
    Una ragazza incontra un anziano che la informa che dovrà partecipare alla iniziazione. Viene a tempo convenuto invitata da un altro anziano/anziana che porta come identificazione il totem tribale (oggetto, pelle, tatuaggio) questi porta la ragazza dopo un viaggio pericoloso a un luogo recondito. Qui un guardiano la interroga e se soddisfatto la fa entrare nella casa o capanna o palazzo. Qui omaggia L’anziano Capo (Uomo o Donna) che la istruisca per tutto il periodo di segregazione. Riceve gli insegnamenti sui comportamenti da tenere, sulla storia della comunità (miti e leggende) su erbe e medicine. Viene anche iniziata sessualmente (la verginità è prerogativa delle religioni maschiliste). Infine, riceve il segno distintivo (ablazione, tatuaggio)
    Le assegnano un nuovo nome e può tornare a casa pronta per entrare nel gruppo sociale e sposarsi.
    Confrontiamo questa cerimonia di iniziazione con quanto abbiamo descritto del sabba e vedremo che sostanzialmente parliamo della stessa procedura.
    Aggiungiamo che la marginalizzazione della donna nella società cristiana ha fatto sì che anche le attività mediche fatte dalle donne in virtù della conoscenza delle erbe sono state demonizzate come uso di unguenti per malefici. Pensiamo alla Scuola salernitana a forte partecipazione femminile sostituita da università solo maschili.
    Vediamo allora il sabba come riunioni di donne, riunioni tese a rinsaldare i vincoli sociali, a scambiarsi informazioni, e perché no, ad evadere da una società che le privava di diritti relegandole ad un ruolo subordinato rispetto all’uomo salvandole solo come riproduttrici.
    Quindi o vergini o madri o sante, ma non semplicemente donne.

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