Recensione di Serena Rossi
Prosa-poesia-breve racconto, i versi liberi di Tarzia rimandano con tono elegiaco a racconti di vita e di sera, di libertà e di politica, vissuta senza dare una spiegazione, con una sola soluzione: il vivere: “…Ora smetto di scrivere e alzo lo sguardo per perdermi, per viverti…”, oppure, “Donatevi, dolcemente, a un lento progredire”.
Le emozioni si susseguono, sempre pacate, umane, reali, ma anche sognate e disegnate in trama tessile di nostalgia del presente, vi è una discussione aperta tra madre e natura, entrambe amate e non richieste come tali.
Il Poeta parla della natura che soffre e diventa padrona delle nostre esistenze…”L’equilibrio è perduto: lumache, millepiedi, vermicelli e lombrichi affannano..”, si percepisce il rabbioso grido di protesta verso l’abisso.
Esordisce con: “Madre! Madre mia…Ho sussurrato il tuo nome, sentito il respiro e immaginato la tua voce.” E poi: “Madre, ricordi la tua semenza? Il seme. Quel seme che piantasti anni fa nel giardino del silenzio, quella notte.” Ecco spiegata la metafora natura-madre, benigna-matrigna, voluta-amata-odiata-respinta.
In questi versi siamo sudditi dell’universo al contrario e gli dobbiamo un ordine, al contrario del disordine ribelle Baudelairiano qui siamo di fronte ad una storia costruita con logica e imperitura, solida base culturale, insieme, comunque, si respira lo Spleen dei poeti maledetti: “…Tutto è un’effimera naturalezza del quotidiano”, oppure, “…Noi, invece siamo esseri instabili. La mia poesia diventa instabile. Io sono instabile.”
Tarzia parla di “fumo che annebbia le nostre giornate” descrivendo perfettamente lo Spleen e dandogli forma e colore.
Colori, conoscenza, Amore, sensazioni ed emozioni avvicendate da riflessioni sulla peritura natura umana.
“…Un limite tangibile fatto di nebbia ostacola il mio sguardo. Tutto è blu, bianco e grigio. Tutto si dissolve nell’anima del paesaggio, come rivoltosa preghiera della natura.” E la paura del buio, spiegata in sintesi dal poeta adulto, ci commuove, come diceva Kant “Nell’oscurità l’immaginazione lavora più attivamente che in piena luce.”
Poeta “simbolista del colore” Tarzia ci sorprende con metafore colore-sentimento. Già nel 12 ° secolo, i poeti francesi usavano il simbolismo dei colori, ma mantennero il loro uso su sette colori: bianco, rosso, giallo, blu, verde, nero e marrone. I poeti e scrittori gotici come Mary Shelley, Edgar Allan Poe e Nathaniel Hawthorne si sono attenuti in gran parte al simbolismo dei colori rosso e nero nel loro lavoro, rafforzando così i loro racconti con oscurità e mistero. Le fiabe spesso utilizzavano immagini colorate che portavano un significato simbolico, come la mela rossa e altre inclusioni di rosso nel classico racconto di Biancaneve. Poi i poeti della natura pastorali e moderni impiegano molta vegetazione che mostra sia il paesaggio così com’è, ma anche un effetto rilassante e calmante sul lettore.
Il poeta e scrittore naturalista del XX secolo Robert Frost ha rappresentato la serenità bianca in gran parte del suo lavoro, simboleggiando una connessione memorabile tra la natura e la pace della propria anima, combinando la purezza del bianco con la morte invadente, che tutti dobbiamo affrontare, dando alla sua poesia una profondità, di cui discutiamo ancora oggi.
Poesia colta, poesia dell’esistenza che ci tiene sospesi tra l’essere e il riflettere, il dire e il divenire, “Allorquando, non ricorderò più me stesso io –esisterò”
Finisce così questo meraviglioso viaggio nell’animo umano, nella natura e nelle emozioni in tutto il loro spettro visibile e invisibile.
Definirei questa magnifica Poesia esistenzialista. L’esistenzialismo è una corrente difficile da inquadrare in canoni precisi, visto che esistono diversi tipi di esistenzialismo: ontologico, fideistico, umanistico. Possiamo poi citare la corrente religiosa e quella laica o atea: tutte le correnti si rifanno comunque e sempre a una domanda fondamentale: cos’è l’essere? Una domanda alla quale tutti gli autori cercano di dare una risposta plausibile.
Serena Rossi
Serena Rossi nasce a Milano nel 1972. Nel 1999 si laurea in Farmacia. Segue svariati corsi di arti visive, dal 2002 espone sue opere in mostre italiane ed internazionali e alcune di esse fanno parte di collezioni private e pubbliche come il museo a cielo aperto di Camo e la collezione della BPL. Dal 2012 pubblica sue sillogi di poesia, riceve premi di merito e di posizione a concorsi letterari nazionali ed internazionali. Ultima pubblicazione “Non serve la paura” (NullaDie 2021), con introduzione di Vincenzo Guarracino.