Era il 1944 quando Enrico Pea, mettendo insieme i giusti pezzi, ci regalò uno dei romanzi più strepitosi del nostro ‘900 letterario, un’opera di uno spessore tale da incantare letterati come Ezra Pound che ne disse: «È arrivato il momento di annunciare che l’Italia ha uno scrittore, ed è parecchio tempo che non affermo che alcun paese ne abbia uno!».
Tito Marrone, poeta, commediografo e traduttore d’inizio secolo breve, nato cresciuto e morto nell’oscurità più totale (giusto qualche piccolo riconoscimento insignificante sparso qua e là lungo l’intero arco della sua vita), è il primo di una serie di poeti straordinari finiti nel dimenticatoio per ragioni davvero incomprensibili.
Conobbi il filosofo Mimì Cardone verso la fine degli anni ’70 del secolo scorso, lui ormai prossimo agli 80 anni, io ancora studente di scuola superiore e da poco avevo pubblicato il mio libro di poesie.