Risonanze di Gio Cancemi (Pluriversum)

di Gian Luca Guillaume

Uscita nel dicembre del 2020, per i tipi della Pluriversum Edizioni, la raccolta di versi e racconti di Gio Cancemi, Risonanze, è la maturazione definitiva di un autore al pieno delle sue capacità espressive e creative.

Il libro, diviso in due parti nette e definite (Racconti e Poesie), comincia con le novelle, nove in totale, piccole narrazioni ove le descrizioni, minuziosamente dettagliate, occupano lo spazio maggiore; minore, in questo senso, il numero di dialoghi tra i vari personaggi.

Siamo di fronte a delle storie più tragiche e malinconiche che ironiche e sagaci. C’è sempre un lui e una lei ad animare le pagine di questi racconti, in bilico tra la vita e la morte, tra il sogno e la realtà, una sorta di realismo magico verghiano (un ossimoro vero e proprio), dove l’infarto, l’emorragia, il delirio, l’incubo e la fantasticheria sono di casa. Tutto ruota, in qualche modo, intorno all’amore: è la molla, la causa scatenante o la conseguenza delle azioni compiute. E i diversi oggetti animati, spiriti dei laghi, anime virtuali e nuove tecnologie si mischiano ed entrano in contatto con i personaggi in carne e ossa, soverchiandoli in tutto e per tutto, come se l’autore volesse avvertirci di qualcosa, una minaccia invisibile ma concreta (oggigiorno).    

La seconda parte del libro, invece, è tutta dedicata alla poesia, in versi liberi e senza una struttura predefinita.

Se da un lato le poesie riecheggiano i contenuti e le conclusioni dei racconti, dall’altro tendono a tracciare rotte e sentieri attraverso ragionamenti ed elucubrazioni carichi di significati. Molti componimenti sono dedicati all’importanza delle parole, dette o non dette, del linguaggio, questo “inchiostro” spesso presente come pure le lacrime, il veleno e il sangue (o il sanguinare), sparso un po’ ovunque a imbrattare liriche e logiche.

All’autore piace contemplare la Natura, osservare e scrutare la vita propria (soprattutto) e quella altrui, senza interferire o giudicare. Molte domande si pone, qualche risposta trova, come un filosofo che si arrovella e si attorciglia su sé stesso.

Per quanto concerne la forma, il poeta passa con nonchalance dal verso brevissimo a quello di maggior respiro, alternandoli in un impasto semplice e lineare. Ci sono versi rimati e versi sciolti, versi con o senza punteggiatura. Numerose le figure retoriche utilizzate tra cui l’anafora, l’allitterazione, la metafora, la similitudine, la consonanza e l’assonanza.

Lascia un commento