Lacerti di anima di Silvia Lisena (Impremix)

di Gian Luca Guillaume

Ristampata nuovamente nell’ottobre del 2022 presso i tipi della Impremix Edizioni, Lacerti di anima ritorna rinnovata e rinfrescata dalla sorgente di Ippocrene, luogo caro alle Muse.

E la musa di Silvia Lisena è lo stoicismo seguito dall’osservazione dopo la tempesta. Le avversità della vita sono innumerevoli, lo sappiamo, e in questa sede trapelano in ogni pagina, trasudano in ogni verso, col rischio massimo di cadere o di perdersi (“A volte / ci si perde / nel labirinto / della vita”). Il titolo della raccolta è significativo: la poetessa ha lasciato frammenti della sua anima un po’ ovunque, sparsi nel mondo, involontariamente, ben consapevole e diffidente su chi si prenderà la briga di “raccoglierli / senza farsi male”.

Anche l’amore è travolto da molte peripezie, spesso irrisolte o accettate con rassegnazione, ove la vittima è la bontà, la generosità e l’innocenza dei sentimenti, spesso feriti, maltrattati e disconosciuti.

Si percepisce una certa distanza fra Lei e Lui, un vuoto (“tu eri già un’altra persona / e un’altra persona / ero già io”) oppure una sottile incertezza o irresolutezza (“Non parlavo mai d’amore. / Adoravo ascoltare / i racconti degli altri / e dare consigli/ alle vite degli altri, / per un attimo / rubare loro le emozioni / rendendole mie”), e la pragmatica consapevolezza che “la felicità / non si compra / con gli sguardi languidi, i baci o il sesso sfrenato, / non si trattiene / con i pianti o con le preghiere. / La felicità va mantenuta / e rinnovata ogni giorno”.

Coraggio e candore animano molti componimenti, e dimostrano che nonostante le “guerre violente / e tensioni tra gli uomini, / errori e orrori anche nelle cose / che sembravano ormai sicure”, la soluzione a tutti i mali del mondo c’è (“Ma esiste una soluzione / per questo mondo brontolone! / Rifugiamoci nel cuore / di chi non ha mai smesso di sperare / in un mondo migliore”), basta semplicemente guardare avanti, perché “se ci fermiamo, / siamo perduti. / Io sono andata avanti / così bene che / ho fatto tabula rasa di tutti / i giorni, i passi, le parole, le risa, le lacrime”.

Qua e là, come piccoli quadrifogli preziosi, spuntano momenti di estrema dolcezza (“Quando verrà la fine / del mondo / voglio stare / vicino a te / e poi / scompariremo / amalgamandoci”) e dichiarazioni di fiera esistenza (“Sono / rara / e ne sono / felice / perché se non fossi / rara / non sarei / io”), che descrivono ulteriori lati del carattere dell’autrice, sempre franca, sempre ignuda nelle sue esternazioni.

Grazie a questa bella frase di Leonardo Da Vinci, “Una volta aver provato l’ebrezza del volo, quando sarai di nuovo coi piedi per terra, continuerai a guardare il cielo”, chiudo la recensione preparando il decollo attraverso una fratellanza di intenti, un’altra bella strofa di Silvia Lisena, che invita tutti, lei compresa, a unirsi al cielo “in un sospirato amplesso di libertà”, e comincia l’ascesa “in tutta la mia stupenda fragilità / sentendo il peso della gabbia / sempre più leggero / fino a quando sparisce completamente / in un soffio di vento”.

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